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Monday, August 18, 2014

How Can You Live Without These Records? R.E.M. - New Adventures in Hi-Fi (1996)

A black and white photograph of a hot desert
New Adventures in Hi-Fi , 1996
Faro' rabbrividire un po' di gente, dicendo che New Adventure In Hi-Fi e' uno dei miei preferiti dei R.E.M. Forse sono fissato con i "dischi della maturita" quando si tratta di certi artisti e a volte adoro album che altri reputano minori o molto diversi dai primi. Questo e' l'ultimo con il batterista (nonche' fondatore) Bill Berry che aveva da poco rischiato la vita per un aneurisma celebrale e inizia un percorso di ricerca che culminera' con UP (1998) e Reveal (2001). In fondo lo possiamo considerare il loro White Album. Era il momento giusto per farlo. 

Ci sono dentro suoni obliqui, sinistri e inconsueti per i R.E.M. Per esempio nella desolante "How The West Was Won And Where It Got Us" che apre il disco. "Leave" inizia con una lenta chitarra acustica per poi trasformarsi in una sirena angosciante. C'e' Patti Smith in "E-Bow the Letter" a duettare con Michael Stipe in un'atmsofera tesa e inquietante. Il punk regna sovrano in "The Wake Up Bomb" mentre ritroviamo il pop malinconico e minimale a cui ci hanno educato in "Electrolite" e "New Test Leper". 

Per riassumere New Adventures in Hi-Fi e' una collezione di rabbia dispersa in una terra desolata. La copertina ne e' la perfetta raffigurazione grafica -- Una foto in bianco e nero presa da un autobus in corsa, come un pensiero sfuggevole. Anche se la quiete e la pacifica rabbia nascosta dietro di essa possono lasciare un'impressione molto vivida.

By Nichy D'Andrea

English after the Jump.

Monday, July 30, 2012

How Can You Live Without These Records? Amy Winehouse - Frank (Island, 2003)

(English version after the jump)
Frank non rientra nella classifica di cui sto parlando in questi giorni, in realta' non avevo ancora avuto modo di scriverne ma se non avessi iniziato con questo blog, con interviste e quant'altro sarebbe arrivato anche il suo turno e, ne sono sicuro, un discreto piazzamento. Ricordo di aver comprato il disco alla sua uscita, non sapevo neanche chi fosse Amy. Ma mi bastarono pochi secondi con le cuffie del negozio di dischi in testa per capire che si trattava di un disco da avere. Avevamo iniziato con UP! su Radio Onde Furlane da pochi mesi ed ero alla costante ricerca di novita' da qualsiasi genere... Forse ero alla ricerca della nuova Erykah Badu, un'altra cantante che in passato era stata paragonata all'intramontabile Billie Holiday. Il titolo poi e' una dedica ad un'altra delle voci piu' belle di tutti i tempi, in questo caso maschile, ovvero quella di Sinatra, ma tra i solchi la musica e' torrida, i testi sono "espliciti" anche se celano una ricerca di tenerezza ben evidenziata anche dall'ingenua foto di copertina. Inutile citare tutti i titoli di un disco essenziale come questo, ma You sent me Flying e' una ballata notturna che e' gia' passata agli annali del soul piu' intenso, Stronger than Me da subito carica al disco come una molla ad orologeria, In my Bed dimostra quanto l'R'n'B di Amy potesse essere accattivante e sottile al tempo stesso, la cover di Moody's Mood for Love la porta anche ad affrontare (con successo) territori jazz piu' classici. Per concludere voglio citare la Amy Winehouse Foundation, nata da un'idea di papa' Mitch, organizzazione benefica nata l'anno scorso nel giorno che avrebbe segnato il 28esimo compleanno della cantante inglese e che si impegna ad aiutare, finanziandole, associazioni che si occupano di persone svantaggiate su diversi fronti, in particolare giovani con problemi di salute o difficolta' finanziarie, disabili, tossicodipendenti. In questo modo Mitch, cantante jazz a sua volta, ha voluto onorare la memoria della figlia, rendendola portavoce e sostenitrice di cause nobili (come l'ospedale per bambini Little Havens nell'Essex o la MS society che si occupa della lotta contro la sclerosi multipla).


Sunday, July 22, 2012

How Can You Live Without These Records? 2) Love - Forever Changes (Elektra, 1967)

(English translation after the jump)
 Nell'assoluta casualita' di una selezione di dischi comunque imperdibili, ecco il numero due di questa classifica votata (si fa per dire) dagli amici su Facebook. 2011: prima del concerto dei Fleet Foxes a Dachauer Musiksommer poco piu' di un anno fa parte in playback  The Red Telephone e parte anche la pelle d'oca. La giornata, all'insegna della grande musica era iniziata con la pioggia, con la sinfonia della natura che potenzialmente poteva portare alla cancellazione del concerto. Fortunatamente la furia della natura si placa in tempo ed inizia la furia delle dita e della voce dell'intenso Josh T. Pearson, supporter dei Fleet Foxes. E poi come intermezzo dopo l'esibizione del texano ecco questo pezzo agghiacciante dei Love. 1967:  e' l'anno di Sgt. Pepper's e di Smiley Smile (superiore ad entrambi? Di certo superiore al "monco" Smiley Smile...), qualcuno dice che hanno sbagliato nome, che dovrebbero chiamarsi Hate, per il contenuto dei loro testi. Non era odio il loro, era realismo e disillusione per una generazione che andava incontro ad un'altra sconfitta morale, in un'epoca traumatica e di grossi cambiamenti, proprio come il titolo di questo disco. Musicalmente e' ineccepibile, un'originale fusione di folk, psichedelia, garage, musica mariachi, pop e una certa sperimentazione sonora che molti gruppi prog e baroque pop di li' a poco avrebbero fatta propria. Sono riuscito a vedere Arthur Lee dal vivo con la sua ultima versione dei Love (c'era anche Johnny Echols!) un po' di anni fa... Poco prima della sua scomparsa, era ancora intenso e appassionato, un artista indimenticabile, come non si puo' dimenticare Bryan McLean, autore in Forever Changes di Alone again or, Old man e co-autore di Andmoreagain... Alla sua uscita il disco non ottenne il successo sperato ma col passare degli anni pero' e' riuscito a farsi largo nei cuori di molti. Cercate pure nelle vari classifiche stilate da critici ben piu' blasonati del sottoscritto. Difficilmente non lo troverete.

Wednesday, July 18, 2012

How can you live without these records? 1) Marvin Gaye - What's Going On (Motown, 1971)

(English version after the jump)
Circa un anno fa, sul mio profilo Facebook inizia a scrivere periodicamente alcune riflessioni su dischi che mi avevano segnato l'esistenza, opere delle quali un appassionato di musica con la mente aperta non dovrebbe privarsi. Vi ripropongo cio' che scrissi all'epoca, magari riveduto e corretto. Fu anche un esperimento se vogliamo, per capire quali degli album selezionati dal sottoscritto fossero i piu' apprezzati dai miei amici e conoscenti che ritrovo sul social network per eccellenza. Alla fine stilai una classifica basata su "mi piace" e numero di commenti. "What's going on" di Marvin risulto' il piu' commentato e/o apprezzato. Non mi meravigliai piu' di tanto. La parola capolavoro e' inflazionata ma per i dischi della top ten che vi proporro' prossimamente in questa rubrica obiettivamente non dovrebbero esserci dubbi di sorta. Su questo album e' stato anche scritto un libro, ovvero "What's Going On and the Last Days of the Motown Sound", di Ben Edmonds, che non ho letto quindi non posso valutare ma che prima o poi sono sicuro mi ritrovero' davanti. Anni fa ebbi modo di leggere un articolo molto entusiasmante apparso su Mojo, credo a fine anni '90. Mi illumino' su diversi aspetti di questo lavoro: su come la Motown stessa non fosse convinta, ritenendolo un album troppo "difficile" per un pubblico fino a quel momento abituato a canzoni dai contenuti molto piu' leggeri... Marvin lotto' perche' questo disco venisse pubblicato, esattamente 41 anni fa'... E da allora e' diventato una pietra miliare , non solo del soul ma della musica in generale. Diritti civili, diritti dell'infanzia, inquinamento, la tristezza e il grigiore della metropoli, tutti argomenti trattati con poesia in tempi davvero non sospetti, cantati da una delle voci piu' belle di ogni epoca. Era un angelo, un angelo con i suoi problemi e i suoi dubbi esistenziali e personali, anche molto pesanti se mi permettete. Incredibile la sua fine, per mano di chi avrebbe invece dovuto guidarlo. Ci manca ancora e ci manchera' sempre.